Esiste una qualità di castagne (che si può raccogliere anche in Italia) che può provocare intossicazione alimentare: ecco come riconoscerle.
Insieme al primo freddo che ha fatto capolino nelle nostre giornate, a schiudersi non sono solo i cappotti nell’armadio, ma anche i ricci pronti a regalarci dolcissime castagne. Ed è proprio in questo periodo che gli scaffali di fruttivendoli e supermercati si riempiono di questi deliziosi frutti autunnali, mentre gli appassionati si danno alla raccolta.

Eppure, soprattutto per i meno esperti, è bene sapere che non tutte le castagne sono uguali. E che quella piccola differenza estetica che potrebbe passare inosservata è proprio ciò che distingue un buon pasto da un’intossicazione imminente.
Le castagne cosiddette ‘matte’, infatti, sono alquanto dannose per l’organismo, tanto che ignorarne i segnali di intossicazione può addirittura provocare lesioni intestinali e renali. Tutto questo accade perché, a differenza di quelle classiche, contengono sostanze che hanno un effetto irritativo e che causano vomito e dissenteria. Tra i campanelli d’allarme più comuni vi sono disturbi digestivi, dolori addominali, nausea, vomito o irritazione della gola. Insomma, condizioni che non vanno sottovalutate. Ma come si possono evitare, imparando a distinguerle già a colpo d’occhio?
Come riconoscere le castagne matte da quelle commestibili
A prima vista possono sembrare uguali, ma tra una castagna buona e una ‘matta’ la differenza è netta. Quelle che finiscono nei nostri cestini arrivano dal castagno vero e proprio (Castanea sativa), che cresce nei boschi tra i 300 e i 1200 metri. I suoi ricci, quando maturano, diventano marroni e fittissimi di spine, e dentro custodiscono quasi sempre due o tre frutti: uno più grande e gli altri un po’ più piccoli e schiacciati. Se le si osserva con attenzione, le castagne commestibili mostrano anche un piccolo ciuffo apicale sulla punta, una specie di marchio che le distingue subito.

Le cosiddette castagne matte, invece, con i boschi non hanno nulla a che fare. Provengono dall’ippocastano (Aesculus hippocastanum), un albero ornamentale che popola parchi e viali cittadini. Il loro riccio è verde chiaro, con spine rade e corte, e contiene di solito un solo frutto: rotondo, grosso, lucido. Belle da vedere, sì, ma proprio quelle da evitare.
Un altro indizio utile è il luogo in cui le si trova: nei boschi o lungo sentieri collinari è quasi certo che siano castagne buone; se invece spuntano nei giardini pubblici o ai bordi delle strade, meglio lasciarle lì.
Anche le foglie aiutano a non sbagliarsi: quelle del castagno sono singole e seghettate, quelle dell’ippocastano grandi e composte. Insomma, pochi dettagli possono fare la differenza. E se vi capita di pensare di aver fatto un colpaccio trovando castagne sotto casa, ricordate: quelle vanno evitate senza esitazione.